
TAROCCHI
L'APPESO
La carta dell'Appeso, signore e signori, è il selfie spirituale di chi ha detto "Sai che c'è? Mi appendo, così magari capite qualcosa". Ma non fraintendiamo: non si tratta di un suicidio esistenziale, bensì di un atto di provocazione, una performance artistica ante litteram, roba da fare impallidire Marina Abramović. Oswald Wirth, con la sua barba da alchimista e l'occhio da mistico erborista, ci dà la sua versione dell'Appeso e, ragazzi, è un vero trip.
Immaginatevi questo: un tizio a testa in giù, le gambe incrociate a formare un quattro (simbolo dell'ordine? Del castigo? Della pausa pranzo?), e un'aura attorno alla testa che dice "Ehi, sto capendo tutto proprio adesso che il mondo mi guarda al contrario". Questo non è uno sfigato appeso a un albero, è un punk zen, un mistico dadaista, un Gesù con più senso dell'umorismo.
Wirth ci mette del suo: l'uomo ha il volto sereno, quasi beato, come se dicesse "tanto era tutto una fregatura". Il messaggio è chiaro, anche se ti fa male: "Il vero potere lo trovi solo quando rinunci a ogni potere, coglione". Non è un martire, è uno che ha detto di no alla normalità, che si è tolto dal gioco per capire chi muove le pedine.
E adesso che siamo nel 2025, con i tarocchi in vendita su Etsy e le letture fatte da tizi con il Wi-Fi nei chakra, l'Appeso resta uno schiaffo in faccia all'ego. È il "vaffa" cosmico di chi smette di correre e decide di guardare il mondo con gli occhi pieni di sangue ma la mente pulita.
Ma certo, puoi leggerla anche all'italiana, col tuo caffè e il manuale da edicola: "L'Appeso indica stallo, sacrificio, riflessione". Bravo, ottimo. Ma se non ti viene voglia di lanciarti in una crisi mistica dopo avere visto questa carta, allora, sorella mia, sei già morta dentro.
Alla fine, l'Appeso ci guarda dall'alto del suo albero (o della sua trappola, dipende da quanto sei sveglio), e ci dice: "Siete tutti in piedi, ma non capite un cazzo". E in un mondo dove tutti si affannano a sembrare svegli, il vero risveglio è restare fermi, a testa in giù, e finalmente vedere il cielo dal punto giusto.

VIZI E WIRTHÙ
L'Appeso. Non è un eroe, non è un santo, non è un ribelle. È uno che ha deciso di appendersi a testa in giù come un prosciutto e ci sta pure comodo. E sai qual è la cosa più assurda? In amore, funziona.
L'Appeso è il martire volontario del cuore, il tipo che si toglie le scarpe prima di entrare nel tuo dolore. Lo guardi e pensi: "Questo ha capito tutto oppure ha perso il cervello col sangue che gli va alla testa da troppo tempo". È il partner che ti dice "va tutto bene" mentre tu lo stai ghostando da tre settimane. Romantico? Forse. Patetico? Quasi sicuramente. Ma dietro quel sorriso beato c'è un'anima che ha accettato di essere sacrificabile, trasformabile, e questo, signori miei, è amore al suo livello più tossico e glorioso.
Con Wirth, l'Appeso è anche un iniziato: è il tizio che ha visto il dietro le quinte dell'amore, quello sporco, sudato e senza filtri Instagram. Il suo sacrificio non è solo sofferenza, è metamorfosi: quando ti ama, lo fa fino a diventare un'altra persona, una più sopportabile, possibilmente quella che volevi tu. È il classico "sto lavorando su me stesso" detto mentre ti compra i cristalli perché "hai bisogno di energia bilanciata". È anche quello che si fa il tatuaggio con il tuo nome dopo due settimane.
Eppure, ecco la meraviglia: l'Appeso è l'unico che resta fermo mentre tutto crolla, e ti guarda come a dire "Se vuoi farmi a pezzi, almeno fallo con stile". L'amore, per lui, non è una strada a doppio senso. È un vicolo cieco dove decide di restare perché, ehi, magari ci trova il Nirvana lì in fondo, o almeno un messaggio lasciato da un amante di tre anni fa.
Quindi, se ti esce l'Appeso in una lettura amorosa, non preoccuparti subito. Forse sei tu quella che ama troppo, o troppo male. O magari sei appena stata incastrata in una relazione dove l'unica a pendere sei tu. In ogni caso, l'Appeso non giudica. Ti aspetta lì, appeso come un messia indie, pronto a soffrire per te, con te, o contro di te.
E sai una cosa? Forse è proprio questo l'assurdo patimento che chiamiamo amore.
