TAROCCHI

L'EREMITA

Là fuori, nell'oscurità della notte psichica, mentre tutti cercano un like su Instagram o una botta di dopamina con l'ennesimo video di gattini su TikTok, l'Eremita dei Tarocchi di Oswald Wirth se ne va in giro con la sua lanterna. Non per trovare sé stesso – quella farsa New Age l'ha lasciata volentieri ai santoni di Bali – ma per cercare un briciolo di verità in un mondo che confonde il silenzio con l'assenza di Wi-Fi.

Eccolo lì, il vecchio con la barba da profeta disoccupato, che se ne sta in piedi su un terreno spoglio, avvolto in un mantello più pesante di una cena con i suoceri. In mano, una lanterna che non illumina il cammino ma lo svela, un po' come quelle battute taglienti che ti fanno ridere e piangere allo stesso tempo. Dentro quella lanterna, c'è una stella a sei punte, simbolo dell'unione tra il cielo e la terra. Sì, avete capito bene: l'Eremita è il tipo che vi guarda in faccia e vi dice che siete fatti di fango e stelle, e poi aggiunge: "Ma il fango è al 90%".

La verga che impugna non è un bastone da passeggio, ma un simbolo di volontà. Altro che coaching motivazionale su YouTube: lui non ti spinge a realizzare i tuoi sogni, ti chiede se ne hai davvero bisogno. E se gli dici di sì, ti guarda con quella faccia da "Ti rendi conto di che razza di sogno stai inseguendo? Un SUV e un abbonamento a Netflix?"

Wirth dipinge l'Eremita come un iniziato. Uno che ha visto abbastanza per sapere che la maggior parte della gente parla di "crescita interiore" ma non sa nemmeno ascoltarsi il battito del cuore senza un'app. L'Eremita se ne frega delle scorciatoie: cammina lento, come un vecchio blues, e ogni passo è una bestemmia contro la superficialità del mondo moderno.

E vogliamo parlare del volto? Nascosto, in ombra, con quegli occhi che sembrano dire: "Io so tutto di te, anche i pensieri sporchi che fai mentre fai finta di meditare". Nessuna compassione zuccherosa, nessun abbraccio da guru su Instagram. Solo uno sguardo che scava più a fondo di una TAC.

Il messaggio della carta, sotto l'ironia ruvida di chi ha buttato nel cesso tutte le illusioni: "Non cercare risposte facili. Quelle sono per i turisti dell'anima. Se vuoi davvero sapere, allora entra nel buio. E non piagnucolare se scopri cose che ti fanno schifo".

In un mondo che adora l'apparenza e premia la superficialità, l'Eremita è l'ultimo a cui affideresti un talk show... ed è proprio per questo che dice le uniche cose che contano davvero.

VIZI E WIRTHÙ

L'Eremita, nella versione dei tarocchi di Oswald Wirth, è quella figura solitaria che cammina con passo incerto sotto il peso di una lanterna e di un bastone, come un vecchio zio strambo che tutti evitano alle riunioni di famiglia perché parla da solo e ti fissa come se sapesse quando morirai. Eppure eccolo lì, a fare capolino quando si parla d'amore. Sì, l'amore. Quella meravigliosa malattia mentale che ci fa credere che qualcuno, da qualche parte, possa sopportarci per più di tre settimane.

L'Eremita, nell'amore, è come portare un termos di tè caldo a un rave. Fuori posto, decisamente. Questo tizio non si butta nei baci appassionati né si scioglie davanti a un "mi manchi" detto via WhatsApp alle 3 del mattino. No, lui ti guarda e si chiede: "Ma questo amore è reale o è solo l'ennesima proiezione del mio bisogno disperato di non morire da solo con trenta gatti?"

Wirth gli mette in mano una lanterna, e mica per caso. Quella luce serve a guardare dentro, non a trovare il prossimo partner su Tinder. L'Eremita è l'amico che ti dice "Forse dovresti lavorare su te stesso" mentre tu sei ancora ubriaco della tua ultima cotta tossica. È l'analista silenzioso della tua dipendenza affettiva, il grillo parlante in pensione che fuma sigari e non ti giudica... ma ride.

E il bastone? Simbolo di saggezza, d'accordo, ma anche un modo molto elegante per dire: "Mi reggo in piedi da solo, grazie, e non ho bisogno di nessuno che mi completi". 

Il suo mantello è grigio, e il grigio non è un colore che trovi in una storia d'amore da Instagram. È il colore della riflessione, della pausa, della zona franca dove nessuno ti manda cuoricini ma almeno sei libero dal dramma. Quando l'Eremita entra in una relazione, è come invitare Kierkegaard a una festa in piscina: ti rovina tutto, ma alla fine aveva ragione lui.

In amore, questa carta non ti promette fiori, cuoricini o sesso acrobatico. Ti invita, con la gentilezza di un pugno filosofico, a guardarti dentro e chiederti: "Sto cercando amore o sto solo cercando una scusa per non affrontare il vuoto esistenziale che mi porto dentro?" L'Eremita è lì, pronto a dirti che la solitudine non è una malattia, è solo il prezzo che paghi per non accettare qualsiasi compagnia pur di non stare da solo.

E se ti viene in mente di chiedergli consiglio sull'amore, lui ti risponde con lo stesso entusiasmo con cui un vegano guarda una grigliata: "Cerca te stesso, non un altro. E magari, nel frattempo, impara a stare zitto e ascoltare".

Quindi, se peschi l'Eremita in una lettura amorosa, non disperare. È solo un modo elegante che l'universo ha scelto per dirti che prima di trovare l'amore là fuori, sarebbe il caso di smettere di perderti qui dentro.