
TAROCCHI
IL MAGO
Eccolo lì, il Mago di Oswald Wirth. Carta numero uno. Non zero, perché zero è il Matto, il punk anarchico del mazzo. Il Mago invece ha il numero uno, come per dire "Ehi, io comincio la festa. Io sono il big bang dei tarocchi. Prima di me? Solo caos, bottiglie vuote e sigarette spente". Ed eccolo, in posa plastica, a metà fra un prestigiatore da cabaret parigino e un apprendista stregone che ha sbagliato corso su YouTube.
Indossa una tunica che pare uscita da un armadio condiviso tra un alchimista medievale e David Bowie. Ha la bacchetta alzata verso il cielo, e l'altra mano puntata verso terra. Classico gesto "come in alto così in basso". Ma diciamoci la verità: se questo tizio fosse in un bar oggi, sembrerebbe uno che cerca il Wi-Fi con una forchetta.
Sopra la testa ha il simbolo dell'infinito. Una specie di otto rovesciato, ma elegante, sospeso come un pensiero che non se ne va. Non è un cappello, non è un'aureola. È l'idea che lui è collegato a tutto. A Dio, all'universo, a Freud, a Netflix.
Sul tavolo ha quattro oggetti: una coppa, una spada, un bastone e una moneta. Quattro semi, quattro elementi, quattro stagioni — che pizza! — e pure quattro modi diversi per farsi male nella vita. Acqua, Aria, Fuoco, Terra — come se l'universo fosse un reality show in quattro puntate. Ma lui li tiene lì come trofei, come a dire: "Io li so usare. Io ho il manuale". Ma il punto è: li userà davvero o sta solo facendo scena? È il venditore di fumo o il ciarlatano sacro?
I colori? Rosso per l'azione, per il sangue, per la voglia di far succedere qualcosa. Blu per la mente, il cielo, la paranoia mistica che ti prende quando realizzi che forse Dio sei tu. Giallo oro per lo spirito, certo, ma anche per l'oro vero, i soldi, il potere, la tentazione di trasformare tutto in qualcosa di utile, di redditizio. Perché anche il Mago, alla fine, deve pagare l'affitto.
C'è pure un mazzo di fiori lì vicino. Ma mica per romanticismo. Quelli sono i pensieri che nascono dal nulla. O peggio, sono i sogni repressi che stanno per marcire. Il Mago ci passa accanto, li sfiora con lo sguardo, ma non li coglie. Perché lui è il principio, non la fine. È la scintilla, non la fiamma. È il tizio che ti dice "tutto è possibile" e poi sparisce dietro una tenda.
Wirth non l'ha disegnata ad minchiam, sta carta. No, no. Lui ci credeva, ci metteva l'anima e un po' di spleen da iniziato svizzero. Ma sapeva anche che il Mago è il tipo che ti vende la lanterna magica dicendo che la luce ce l'hai già dentro. Ma allora che l'ho comprata a fare sta lanterna? Ehi, Mago, restituiscimi i soldi!
Il Mago non è da prendere alla leggera. È affascinante, seduttivo, ma anche pericolosamente ambiguo. Ti apre le porte della percezione, ma poi non ti dà le chiavi per tornare. Ti dice: "Puoi fare tutto". Ma non ti dice che "tutto" spesso ha un prezzo da pagare.
Wirth l'aveva capito: il vero potere del Mago è farti credere che il potere ce l'hai già. E forse, alla fine, pensaci: forse il Mago ha ragione.

VIZI E WIRTHÙ
Ah, l'amore. Quel casino meraviglioso. Quel miracolo che comincia con una farfalla nello stomaco e finisce con un messaggio visualizzato senza risposta. E ora ci tocca parlare d'amore guardando in faccia il Mago di Oswald Wirth. Ma stavolta niente bacchette cosmiche, niente alchimie da laboratorio svizzero. No. Qui si parla di cuori, desiderio, manipolazione emotiva e… sesso, ovvio. Perché se l'amore fosse solo spirito, staremmo tutti in un monastero con la libido sotto vuoto.
Allora, mettiamola così. Quando il Mago entra in una lettura d'amore, c'è sempre un po' di profumo di trucco. Di profumo vero, tipo quello che costa troppo e svanisce dopo dieci minuti. Perché lui è il tipo che sa cosa dire, sa quando dirlo, e sa anche come fartelo credere. È il primo messaggio su Tinder che sembra scritto da Oscar Wilde sotto ecstasy. Ti conquista, ma non sai se ride con te o di te.
In una relazione, il Mago è l'iniziatore. Quello che ti scrive alle due di notte con una frase tipo "Non riesco a dormire, pensavo a te" e tu ti arrendi, con la dignità che scivola sotto al letto. Ma è anche quello che il giorno dopo ignora i tuoi messaggi e sparisce per due giorni, giusto per farti desiderare il suo ritorno come fosse l'ultima stagione di una serie coreana.
Se il Mago è nella sua buona giornata (magari ha fatto colazione, meditazione e pure la doccia), allora stai per vivere una storia che ti fa battere il cuore, le ciglia e forse anche le gambe. C'è chimica, attrazione mentale, messaggi infuocati, giochi di parole che sembrano foreplay verbale. Il Mago porta il fuoco sacro, quello che ti fa scrivere poesie in chat e fare screenshot che finiranno nei gruppi delle amiche.
È il flirt intelligente, l'arte della seduzione fatta con stile, non con gli adesivi di WhatsApp. È la scintilla mentale che diventa un bacio, poi una notte, poi forse un amore. Ma attenzione: se il fuoco non lo alimenti, resta solo fumo. E quando parliamo di fumo, col Mago siamo sempre in zona rossa.
Ma se il Mago ti vuole mettere i bastoni tra le ruote, allora è tempo di panico. Perché lì il Mago si trasforma. Non è più il seduttore poetico: diventa il manipolatore emotivo. Quello che ti fa credere che sei speciale mentre tiene aperte tre chat parallele, ognuna con un cuore diverso. È il maestro del "non sono pronto per una relazione seria" ma intanto ti tiene legata con promesse, playlist su Spotify e briciole di intimità. Il Mago cattivo in amore è il ghoster, il gaslighter, e ha il diabolico talento di usare il linguaggio per confonderti, per farti dubitare di te stessa, mentre lui si gode il centro del palco con luci e applausi finti. È l'amore come prestazione scenica. Emozioni simulate, baci coreografati. La bacchetta magica che punta su di te... ma è finta. Di plastica. Made in China.
Il Mago, in fondo, ti sta dicendo una cosa sola: "L'amore è un gioco, e io conosco le regole". Ma non ti dice che le regole se le scrive da solo. Ti mostra le carte, ma alcune le ha nascoste nella manica. Ti guarda negli occhi, ma intanto pensa a come uscire da quella relazione con stile, senza sembrare uno stronzo. Spoiler: non ci riesce mai.
Ma attenzione, non è tutto nero. Il Mago ti può anche insegnare una cosa importante: che l'amore ha bisogno di iniziativa, di creatività, di audacia. Che serve un po' di magia, sì, ma anche il coraggio di mettersi in gioco. Di esporsi. Di dire "Mi piaci" senza aggiungere un meme ironico per salvare la faccia.
