TAROCCHI

LA STELLA

Nel mazzo di Oswald Wirth, la carta della Stella è quel momento in cui l'universo ti prende per mano, ti sorride… e poi ti frega con dolcezza. Non è la Torre, certo — non crolla nulla — ma è proprio quell'attimo dopo il disastro, quando sei nuda, vulnerabile, e ti convinci che tutto andrà bene perché, oh guarda, c'è una stella là in alto che brilla. La Stella è l'eroina del dopo-sbronza: ti promette chiarezza, ma solo dopo averti lasciato vomitare l'anima.

L'immagine è pura poesia simbolista: una donna nuda versa acqua da due brocche, una nel fiume e l'altra sulla terra. Che significa? Che c'è equilibrio, che c'è armonia, che il subconscio e il conscio si fanno una bella chiacchierata. Ma chiariamoci: nessuno si mette a innaffiare il terreno e un fiume contemporaneamente a meno che non sia fuori di testa o sotto acido. La carta ci parla di speranza, sì, ma di quella che viene quando ormai sei troppo disperata per permetterti il lusso del cinismo.

Wirth ci rifila la sua versione illuminata dell'Arcano. La donna è l'anima che ritrova la sua purezza. Bello, poetico, commovente. Ma diciamoci la verità: la Stella è il tipo di carta che ti sorride mentre ti spiega che devi ancora lavorare su te stessa, come se non lo sapessi già. È l'equivalente mistico del "dai che ce la fai" detto da qualcuno che non ha idea del casino che hai in testa.

E poi ci sono le stelle, otto per la precisione, come a dire: guarda quanta luce! Quanta guida! Ma in realtà, la Stella è quel navigatore spirituale che ti indica la direzione giusta cinque secondi dopo che hai preso l'uscita sbagliata. Ti dà speranza, sì, ma solo dopo averti fatto capire che non capisci niente.

Quindi, se peschi la Stella in una lettura, sorridi pure. Sii fiducioso. Ma non farti troppe illusioni. Non è una carta che risolve: è una carta che ti fa compagnia mentre cerchi di capire dove accidenti ti trovi. Anche se, nel mondo dei tarocchi, credimi, non è poco.

VIZI E WIRTHÙ

Quando parli d'amore attraverso questa carta, non stai parlando di cuoricini, cioccolatini e canzoni degli anni '80. No, stai parlando di un'ossessione più lucida, luminosa e potenzialmente devastante. Un amore che ti guarda, ti sorride, e poi ti accende come una sigaretta davanti al ventilatore.

Wirth ci regala una Stella che non è la stella del desiderio. Dimentica la Disney. Qui c'è piuttosto un richiamo esoterico a Venere, l'amore come forza cosmica, sì, ma anche come trappola a cielo aperto. La donna nuda che versa acqua ti fa credere che stia versando amore, ma in realtà sta svuotando la bottiglia per riempirne un'altra.

Questa carta, ti fa credere che l'amore sia speranza. Oh, dolce illusione. Ma cos'è questa speranza? È come aspettare che un ex ti scriva solo per dirti che ha sbagliato tutto. L'amore della Stella è un amore che ti guida, sì, ma dove? In genere verso il bar, o peggio, verso l'autocommiserazione spirituale. È un faro nel buio che non si spegne mai, ma solo perché qualcuno ha rotto l'interruttore.

E quando la carta esce in una stesa negativa, beh... è l'ora del disincanto. L'amore diventa proiezione, illusione, una specie di truffa con le ali. Non c'è più acqua nei recipienti, solo l'eco del tuo stesso bisogno. Ti chiedi dove hai sbagliato. E la Stella non risponde: lei brilla e basta. Come una diva di Hollywood che si dimentica di ringraziarti nel discorso agli Oscar. Ti ha fatto sognare e poi si è innamorata del tuo sogno, non di te.

In fondo, la Stella di Wirth ci dice che l'amore non è qualcosa che possiedi. È qualcosa che ti attraversa. Ti scavalca. Ti investe come un tram senza freni in un giorno di pioggia. Ma è proprio lì che sta il punto: l'amore della Stella è una bestemmia luminosa contro il buio dell'ego. Non consola, non garantisce, non si scusa. Ma brilla.