
TAROCCHI
IL DIAVOLO

Eccolo lì, il nostro amicone cornuto: ali da pipistrello, sguardo da manager tossico e due poveri disgraziati nudi ai suoi piedi, incatenati come se fossero finiti in un episodio di "Tarocchi e BDSM". Ma attenzione, perché quelle catene al collo? Sono abbastanza larghe da essere tolte. Già, sei tu che stai lì, con le mani in tasca, a dire che "non puoi farne a meno". Il Diavolo ride e ti accende una sigaretta col fuoco della tua dipendenza affettiva.
In amore, questa carta è il grande reality show della disfunzione: gelosia, controllo, desideri che sembrano passione ma sono solo dipendenza con il rossetto. E tu lo sai. Ma non ti muovi. Perché la solitudine fa più paura del veleno lento.
"È complicato", dici.
No, è tossico.
Il gesto della mano del Diavolo, con due dita su e due giù? Una bella presa per il culo al Papa, tanto per gradire. È come se dicesse: "Anche qui c'è sacralità", solo che è una parodia. Qualcosa di simile all'amore che ti vendono nei film romantici, ma con la spiegazione in fondo, a caratteri minuscoli: Non è vero, ti sta distruggendo lentamente.
E quel fuoco, che arde sullo sfondo? Non è un camino accogliente. È il falò delle vanità, dei bisogni taciuti e dei compromessi digeriti col sangue. Un amore che ti scalda oggi e domani ti lascia cenere nel petto.
Il Diavolo non ti condanna. Ti mostra. Ti dice: "Guarda dove sei finito, e chiediti perché ti piace così tanto starci". È l'invito più onesto del mazzo. Nessuna pietà, solo uno specchio. Crudele, sì, ma vero. Perché l'inferno non sono gli altri: è la versione di te che accetta di restare incatenata, quando potrebbe andarsene.

Se vivi l'amore come una prigione, come una gabbia di doveri e regole sociali imposte da chissà chi, allora sì, sei fregato. Ma se riesci a guardare in faccia il Diavolo e dire "Sai che c'è? Io voglio godermi il viaggio senza farmi paranoie", allora hai capito la lezione.